“Homa4All – a Torino il diritto all’abitazione si innova” è un progetto nato per rispondere in maniera efficace ed efficiente al tema dell’emergenza abitativa, coinvolgendo numerosi attori pubblici e privati, sia che essi siano profit, del terzo settore o investitori. La dimostrazione si trova nei primi risultati della fase di sperimentazione, iniziata a settembre dello scorso anno, che vede tutti i partner impegnati nell’implementare il modello definito nello studio di fattibilità (fase I del progetto).
Rispetto i beneficiari sono stati presi incarico finora 18 nuclei (5 incapienti, 13 parzialmente capienti) per un totale di 49 persone di cui 16 minori e 3 persone con disabilità. Diversi adulti accompagnati sono inoccupati e molti altri lavorano con contratti a tempo determinato o tirocini, non sufficienti a garantire una stabilità di reddito familiare. Uno degli obiettivi del progetto è proprio quello di migliorare le condizioni economiche e lavorative dei beneficiari, avviando dunque un percorso di autonomia abitativa. Questo risultato è stato già conseguito da 2 nuclei che sono in procinto di ultimare il loro percorso di accompagnamento sociale: su 5 adulti presenti, 4 hanno trovato lavoro di cui 2 a tempo indeterminato, raggiungendo quindi gli obiettivi di stabilità e migliorando le condizioni di benessere familiare.
Inoltre altri 2 nuclei “pilota” hanno sperimentato l’accompagnamento sociale già al termine della fase I dedicata allo studio di fattibilità: entrambi hanno raggiunto gli obiettivi del patto e sono stati inseriti in casa popolare.
La fase sperimentale del progetto si compone inoltre di altre attività abilitanti all’erogazione del servizio, ossia la ricerca, la ristrutturazione e messa a disposizione di unità immobiliari idonee ad ospitare le famiglie. Il progetto mira infatti a costruire un’offerta immobiliare di social housing che sia adeguata e funzionale al perseguimento degli obiettivi di outcome previsti. Tali attività, anche se sono complementari al servizio, sono dunque essenziali, perché costituiscono la base su cui si poggerà tutta la sperimentazione. Esse possono essere dettagliate in attività di scouting immobiliare, direzione tecnica e coordinamento gestione immobiliare, messa a norma, ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile e reperimento finanziamenti privati.
In tutto sono state ristrutturate 4 unità attraverso i fondi messi a disposizione dal FIS. Si tratta di bilocali tra i 48 e 63 mq che hanno subito lavori di manutenzione necessari alla loro messa a norma e minime misure di efficientamento energetico rendendoli così luoghi ospitali e accoglienti. In circa 3 mesi e con un costo di ristrutturazione di circa 100 €/mq. 4 famiglie hanno trovato una casa accogliente e sicura.
Non solo studenti, ma anche lavoratori precari, immigrati o semplicemente famiglie che vivono nelle grandi città e che faticano a far quadrare i conti: sono sempre di più le persone che si percepiscono in una condizione di emergenza abitativa. A testimoniarlo non solo le manifestazioni studentesche alla ribalta mediatica, ma anche i dati raccolti in importanti indagini di settore: 2 famiglie su 3 non ritengono adeguato il proprio reddito per far fronte alle spese primarie (Nomisma, 2022) e dichiarano che le spese relative alla casa pesano troppo sul proprio budget (Censis,2022). Un report ISTAT del 2022 conferma questi dati: 2,5 milioni di famiglie sono in sovraccarico ovvero spendono per l’abitazione oltre il 40% del reddito familiare disponibile. Se si aggiungono le spese legate al mobilio e alle utenze arriviamo ad un’incidenza del 53,4%, percentuale destinata a crescere visto il “caro energia” che sta interessando la nostra nazione a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina.
E nel mentre gli affitti crescono, specialmente nelle città universitarie: dal 2018 ad oggi il prezzo medio è aumentato del 7,5% a Milano e del 5,1% a Bologna contro un +3,6 medio nazionale. Diversamente questo non avviene per il reddito pro-capite: in Italia sono 3 mln i contratti precari e oltre 4 mln e mezzo i lavoratori “poveri”, specialmente giovani. Secondo l’Osservatorio Inps pubblicato a dicembre il reddito medio annuo dei lavoratori dipendenti e autonomi tra i 20 e 24 anni si è attestato nel 2021 in media ai 9.911 euro, tra i 25 e 29 anni a 15.629 euro. Se un affitto viene ritenuto economicamente sostenibile solo quando non supera il 30% del proprio reddito allora le metropoli si confermano insostenibili: Torino è una delle poche città in cui abbiamo questa percentuale, a Bologna si rileva invece un rapporto del 43% per arrivare al 51% di Milano.
Nel Paese con il numero di laureati più basso in Europa, «il diritto allo studio se non è un diritto va chiamato privilegio» – scrive Marco Bentivogli il 14 maggio su La repubblica – a causa di posti letto sempre più cari, distanze da colmare, tirocini full time senza rimborso che impegnano gli studenti affaticando la possibilità di studiare e lavorare allo stesso tempo. Una tema di precarietà abitativa che si intreccia al tema degli affitti brevi, delle tassazioni, delle seconde case vuote, dello spopolamento delle aree interne.
Va ripensato a livello sistemico il tema abitativo, immaginando e sviluppando modelli capaci di assicurare una casa ‘abbordabile’ dove vivere dignitosamente.
Homes4All promuove il recupero di questo patrimonio immobiliare vuoto, mettendolo in affitto a canoni agevolati, con il coinvolgimento di attori e finanziamenti anche del settore privato, secondo lo schema della finanza di impatto, con l’auspicio di diventare un piccolo tassello in questo cambiamento.
“Un nucleo incapiente: una famiglia con tre minori a carico di origine straniera dove entrambi i genitori non avevano un’entrata fissa ogni mese. Siamo riusciti ad attivare una rete che permettesse loro di trovare un contratto di lavoro stabile in modo che la famiglia, nei prossimi mesi, possa raggiungere una condizione di autonomia abitativa.”
Questa è una delle storie delle famiglie di Homes4All, raccontata da Isabella Spezzano, responsabile dell’accompagnamento sociale nel progetto “Homes4All – a Torino il diritto all’abitazione si innova”.
Guarda l’intervista completa e scopri altre storie dei beneficiari del progetto e quali sono gli obiettivi del percorso di cui è responsabile la Cooperativa Nanà.
Massimo Guerrini entra nel Capitale di Homes4All S.r.l. Benefit Company B Corp desideroso di sviluppare nuovi progetti di finanza ad impatto nel Real Estate.
Il contesto socio-economico in cui viviamo sta influenzando notevolmente la domanda abitativa: sono sempre più le categorie sociali, come anziani, famiglie mononucleari e immigrati, che non trovano risposta nel mercato immobiliare a causa da una parte della contrazione del reddito disponibile e al contrario di un progressivo aumento del costo degli affitti e dei prezzi legati al settore immobiliare.
«Gli affitti in media sono aumentati del 20% – conferma Sergio Contini, segretario piemontese di Sunia (sindacato nazionale inquilini e assegnatari) – e la tendenza è in continua crescita, si arriva anche a un +30%. Il mercato è impazzito, abbiamo già ricevuto numerose segnalazioni in tal senso. L’inflazione corre e i proprietari degli immobili riversano tutto sulle tasche degli utenti, che però si trovano già a combattere con il caro vita. I canoni di locazione stanno diventando insostenibili per troppe famiglie»[1].
A confermare gli aumenti degli affitti è anche l’ufficio studi dell’agenzia immobiliare Abitare Co, che ha analizzato l’incremento dei prezzi nel 2022 rispetto al 2014-15 nelle otto principali città metropolitane, tra cui Torino, il cui aumento in media è del 25%.
450.000 le famiglie in Italia che hanno già ricevuto uno sfratto esecutivo o che lo riceveranno nel 2023 e sono 1 milione i nuclei che temono di non riuscire a onorare le rate del mutuo.[2] Un problema sempre più allarmante e che coinvolge tutta l’Italia.
Il progetto “Homes4All – a Torino il diritto all’abitazione si innova” si rivolge proprio alle persone che vertono in condizioni di fragiltà socio-economica e di disagio abitativo, che vivono in situazioni inadeguate – ossia appartamenti non salubri e sovraffollati – o di insicurezza abitativa – cioè a rischio di violenza domestica o sfratto per morosità. Si tratta di target molto diversificati di popolazione sia per reddito sia per percorsi personali.
Dati relativi ai nuclei familiari collocati dalla Unità Operativa Abitare Sociale del Servizio Prevenzione Fragilità Sociali della Città di Torino nell’anno 2019.
Tra i fattori che concorrono alla fragilità socio-economica si rileva uno scarso livello di competenze professionali e sociali, che rende difficile l’ emanciparsi da opportunità lavorative incerte e malpagate, o condizioni di salute precarie come disabilità e invalidità che stravolgono il nucleo nella sua totalità, sia quando colpiscono l’unico componente del nucleo portatore di reddito, sia quando il bisogno di cura di un familiare impedisce di lavorare. A questo quadro si aggiungono situazioni improvvise e non previste quali separazioni conflittuali, divorzi o lutti, condizioni che non solo incideranno negativamente sul fronte economico, ma che impattano profondamente sulla sfera personale ed emotiva.
Il progetto ambisce a migliorare la qualità della vita di queste persone garantendo loro il diritto alla casa e all’abitare.
Dell’identificazione e selezione dei beneficiari è responsabile I servizi Sociali della Città di Torino. Tenendo conto dei diversi fattori di valutazione quali numero e composizione del nucleo familiare, problematiche socio-sanitarie, nonché tempi di registrazione dell’istanza, si procede con il matching sulla base degli alloggi effettivamente disponibili. Il requisito reddituale affinché il nucleo possa risultare beneficiario del progetto è che l’ISEE sia inferiore a 26.000 euro.
Dopo aver individuato i nuclei ed immobile, il servizio si articola in un sistema di attività di accompagnamento a favore dei beneficiari con l’intento di creare le condizioni tali per il mantenimento della stabilità abitativa. Acmos[3] è responsabile di questa attività e svolge anche un ruolo di facilitazione, ricercando le risorse nel territorio, attivando reti di sostegno al nucleo e connettendole ad esso.
L’attività di sostegno, monitoraggio e facilitazione consiste nell’assistenza degli inquilini per 18 mesi dall’inizio della locazione attraverso:
riunioni di coordinamento con i servizi sociali
supporto per l’inserimento o re-inserimento nel mondo del lavoro
promozione di laboratori di educazione finanziaria
supporto nel recupero dei canoni di locazione
colloqui di monitoraggio con i beneficiari
progettazione di un piano di azioni utili al raggiungimento degli obiettivi
mappatura delle risorse territoriali
Il progetto di accompagnamento viene personalizzato sulla base dei bisogni del nucleo familiare ed è predisposto congiuntamente ai servizi sociali e la famiglia stessa. Ai beneficiari, al momento 18 nuclei per un totale di 49 persone, viene richiesto di sottoscrivere un patto di adesione e corresponsabilità rispetto alle finalità del progetto. La formalizzazione dell’impegno reciproco determina l’impegno a partecipare attivamente al percorso di accompagnamento, definendone gli obiettivi e concordando i correlati indicatori di valutazione. L’attività di empowerment cerca di rafforzare in questo modo risorse personali abilitando i soggetti all’autonomia abitativa.
[3] L’Associazione Acmos, nata nel 1999 da un gruppo di giovani provenienti da diverse esperienze di volontariato e di impegno sociale, vanta una significativa esperienza nel campo dell’housing sociale. Accomunati dal desiderio di cercare insieme percorsi di solidarietà e giustizia, di partecipazione e responsabilità, l’Associazione Acmos si prefigge come scopo di promuovere e sostenere l’inclusione democratica, attraverso progetti di educazione ai valori della cittadinanza attiva.
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